Gli antichi ospedali
Storia
OSPEDALE DI S. GIACOMO DEL PONTE DI TREBBIA
Fondata forse intorno al 1100 a ridosso del Ponte sul fiume Trebbia “Chiesa che con altro nome la Casa di Rocco era detta”. Alla chiesa era annesso un ricovero o ospizio per i pellegrini e i viandanti che passavano il fiume diretti verso la città. Il Monastero aveva l’obbligo di curare la manutenzione del Ponte, ma data la povertà della istituzione nel 1264 fu ceduto alla vicina abbazia di Quartizzola “stante la poca distanza dà luoghi con le tenui rendite, havea e con l’obbligo subito insieme di reparare, e manutenere nel continuo acconcio (quel, che il Rettore, e Chierici anzidetti per la povertà loro adempier non poteano) il ponte vicino del fiume, acciorché sopra di esso caminar si potesse sicuramente tanto a piedi, quanto a cavallo, e cò carri singolarmente, da poveri pellegrini e altri passeggeri in andando a visitar i sacri limini, senz’haversi ad affogar nell’acqua in tempo delle innondationi, o grossezza di quello”. Le case di Rocco attualmente sono costituite da un singolare complesso edilizio, dominato da un bel palazzo sei-settecentesco, ancora esistente nella frazione di Sant’Antonio prima del ponte sul Trebbia, che però non trova alcun riscontro con la Chiesa e Ospedale di San Giacomo probabilmente scomparsa alla fine del ‘200. Probabilmente il complesso delle case di rocco subentrò alla Chiesa di san Giacomo nella gestione e manutenzione del ponte, infatti il Musso nell’elenco dei luoghi deputati a mantenere i ponti cita “Domus de Rocho pro ponte Treviae”. Non figura nella cronaca Musso degli ospedali.
OSPEDALE di S. SALVATORE DEL PONTE DI TREBBIA O S. MARIA DEL PONTE
Nel 1142 i consoli di Piacenza prestarono il loro assenso alla concessione fatta dal Vescovo Arduino a dei monaci benedettini venuti espressamente da un monastero pugliese, di costruire una Chiesa e Convento dedicati al salvatore sulla terra di Gossolengo, in una località chiamata Quartizzola, affidando a loro la cura e manutenzione del ponte sul Trebbia. Alla Chiesa e Convento era annesso un ospedale detto di S. Maria del Ponte che assorbì successivamente (nel 1266) le ragioni di un altro ospedale dedicato a S. Giacomo “col consenso, e di volontà del Capitolo, e Canonici del Duomo”. Nel 1267 “trovandosi in cremona Filippo Arcivescovo di Ravenna, a lui ricorse l’Abate del ponte di trebbia lamentandosi, che la Comunità di Piacenza al Monasterio impediva nell’esattione del passaggio di quel ponte… il legato affettuosamente pregando i Piacentini che non molestassero il Monasterio nelle sue ragioni di cotal honoranza”. Naturalmente la vinsero i frati, e una volta rabberciato il ponte, continuarono a gestirlo per molti anni. Nonostante il Monastero possedesse vastissime proprietà fondiarie, pedaggi e privilegi, si impoverì gradualmente per effetto di cattiva amministrazione; per questo nel 1566, quasi in rovina fu ceduto ai Circestensi che provvidero a ricostruirlo. L’Ospedale sparì nel calderone dell’ospedale grande ed è solo ricordato nelle cronache Musso e Locati.
Codice 28 A.C. “Monasterium del ponte”
Musso “Hospitale S. Mariae de Ponte”
Riviste di Piacenza n° 6-127
OSPEDALE DI S. ANTONIO
Fondato nel 1172 in onore di S. Antonio Abate “come protettor spezialissimo contro il mostro pestilenziale del fuoco sacro” che in quel tempo affliggeva buona parte d’Europa. “Con la Sua Chiesa edificossi uno spedale per ricovero dé poverelli tocchi da esso fuoco sacro; al cui governo furono successivamente deputati alquanti di prefati religiosi, militanti sotto la regola di S. Agostino, e né tempi posteriori volgarmente appellati frati del Tau, dalla lettera T che portavano sull’abito, denotante la figura del bastoncello, che curava il Santo Abate lor protettore”.Il Campi sostiene che un'altra Chiesa e ospedale di S. Antonio esisteva molti anni prima “distrutta la piccola e antica, che insieme con l’Hospitale diS. Antonio doveva aver avuto principio molti anni prima”. Nel 1224 S. Rocco dopo aver riposato nell’ospedale di S. Anna “condottosi alla porta di strà levata, dopo passata la Chiesa di S. Antonio, anzi che riposarsi nell’Hospitale di essa, si fermò quivi in un luogo vicino aperto, capanna che fosse, detta la casa di Rocco”. Forse in questo passo del Campi risiede l’origine della Casa di Rocco di sant’Antonio. Ricevette grossi donativi nel 1304, 1339 e 1358 legati a molti miracoli attribuiti alla devozione del Santo. Nello stesso anno si ricorda una processione del Duomo a S. Antonio forse per solennizzare l’inizio della costruzione della nuova Chiesa. Infatti Chiesa e ospedale di S. Antonio furono rifatti nel 1362 “il cui precettore o Ministro in questi dì era intento a rifabbricare la sua Chiesa e abbellirla, forse perché la fabbrica fatta duecento e dieci anni prima nel sito detto fuori della porta di strà levata, o non bastasse al concorso e alla divozione del popolo”. Infine nel 1376 quando un soldato dell’esercito francese, essendosi rifiutato, bestemmiando, di restituire della legna rubata all’ospedale “lo colse di repente l’ira di Dio... e abbrucciato tutto dal fuoco di S. Antonio, e con tormento e intollerabile rabia miseramente spirar l’anima sua in vista di moltissimi soldati del suo esercito”. L’ospedale sopravvisse, sembra fino al 1700, alla riunificazione degli ospedali sotto l’Ospedale Grande, perché legato a malattie infettive, anche se tutt’ora molti affetti dal cosidetto fuoco di S. Antonio vanno ancora ad esorcizzarsi nella bella chiesa gotica del 1362.
Musso “Hospitale S. Antonii in confinibus dictae portae”
Campi II 32 -2, III 60-2, 103-2, 150-2
Poggiali VI 301
Tratto da “Gli antichi ospedali della città di
Piacenza”
di Armando Siboni pubblicazione della Banca di Piacenza
(novembre
2001 – TEP s.r.l.)