Casa di Rocco
Storia > Casa di Rocco e il passaggio del Santo
Nome Domus Rochi
Indirizzo Via Emilia Pavese, 272 - 29100 Piacenza
Breve descrizione geografica
L’edificio si trova in località Case di Rocco a S. Antonio nel Comune di Piacenza, a circa 100 m. dalla sponda destra del fiume Trebbia, in una zona pianeggiante.
Breve descrizione storica
L’edificio risale al 1600, ma sorge su una struttura molto più antica, di cui si hanno testimonianze in un atto del 1264. E’ stata abitata fino alla metà del secolo XVIII dai “monaci traghettatori”.
Stato di conservazione
L’edificio è in evidente stato di abbandono e si presenta in cattive condizioni di conservazione, una parte del tetto è sfondata e vi sono evidenti infiltrazioni d’acqua.
Destinazione d’uso
Abitazione.
Descrizione artistica o descrizione naturalistica
L’edificio risale al 1600, la pianta è rettangolare con l’ingresso principale situato sul lato lungo.
E’ composto da: cantina, piano terra e primo piano.
La divisione dei piani è sottolineata all’esterno da una cornice marcapiano.
Le finestre del primo ordine sono alternativamente timpanate e archivoltate. La prima finestra a destra, guardando la facciata, è in realtà un’edicola.
Le finestre del piano superiore sono quadrate, alcune sono state murate.
Sopra la porta principale, all’altezza della cornice marcapiano, si possono osservare due sostegni sporgenti dal muro, forse i resti di un piccolo balcone.
L’edificio si presenta spoglio, con mattoni e sassi a vista, ma, dal tipo di architettura, si può ipotizzare che fosse rivestito o intonacato.
La struttura è nel complesso semplice, lineare e solida.
Rapporto con la collettività, ieri oggi e domani
La Casa di Rocco era chiamata anche nel ‘200 domus Rochi.
Dagli “Statuta antiqua civitatis Placentiae” editi dal Pallastrelli, dal “Registrum Magnum” e dagli studi fatti dallo storico piacentino mons. Vincenzo Pancotti si apprende che alla Casa di Rocco vi fossero dei monaci, sembra dei benedettini, chiamati comunemente “Frati della Casa di Rocco”.
Non si sa quando questi religiosi s’installassero, ma dal contenuto di un atto del 20 giugno 1264 pare trattasi di un’epoca remota. Nel medioevo il Comune di Piacenza aveva ceduto a questi monaci molte terre nei dintorni della Casa di Rocco e case e diritti giurisdizionali con l’obbligo di provvedere alla manutenzione del ponte di Trebbia e in caso che questo ponte rovinasse, alla ricostruzione del medesimo
Il transito dei piacentini e dei forestieri doveva essere esente da ogni tassa.
In caso d’inservibilità del ponte i monaci dovevano provvedere alla manutenzione di due buoni barconi “Duas bonas naves”, per il passaggio da una sponda all’altra del fiume degli uomini, degli animali e delle merci.
I monaci accettarono i patti, ma si resero ben presto conto che non erano in grado di mantenerli, perché il ponte ricevuto in buono stato, a poco a poco andò in tale rovina da rendersi necessaria la costruzione di uno nuovo. I monaci benedettini non avendo rendite sufficienti rinunciarono.
Si apprende dall’atto che il Comune di Piacenza concede ad altri monaci l’investitura di tutti questi beni, purché ne accettino gli oneri relativi alla manutenzione del ponte. La cessione viene ratificata e confermata dal vescovo di allora Filippo, nell’atto il rettore e ministro della Casa di Rocco, Boysio chiede che la sua chiesa “con tutte le sue possessioni, libri , utensili,privilegi, diritti e altre cose, ect siano concesse a Bernardo abate del monastero di Santa Maria del Ponte” ( si chiamava così allora il Monastero di Quartazzola piccola frazione posta al di la della strada Gragnana).
I Cistercensi di Quartazzola constatarono ben presto che le rendite non bastavano non soltanto per ricostruire il ponte ma neppure al servizio gratuito di passaggio, e arbitrariamente imposero la tassa di pedaggio.
Il Comune di Piacenza protestò richiamando i monaci all’osservanza dei patti convenuti, ma alla fine, convinto dalle ragione dei monaci, concesse in data 7 novembre 1267 la riscossione della tassa di pedaggio. Il ponte di pietra, che era nei desideri dei reggitori del Comune nel secolo XIII non poté essere costruito né allora, né per molti secoli dopo, il ponte in pietra e legno e il servizio di barche rimasero fino alla metà del secolo XVIII l’unico mezzo di comunicazione tra Piacenza e l’oltre Trebbia, lungo il percorso della via Romea e della via Francigena.
Dalle ricerche effettuate presso l’Archivio di Stato di Palazzo Farnese siamo riusciti a risalire ai proprietari dell’edificio fino alla seconda metà del 1700., quando fu acquistato dall’agricoltore Spalazzi ,passò successivamente ai conti Anguissola Scotti fino all’attuale proprietario Sig, Civardi che ha demolito gli edifici intorno alla casa dei monaci traghettatori ed ha messo in vendita l’edificio stesso.
Notizie storiche del ponte
Trattasi dell’antico ponte di pietra e legno costruito dal Console Emilio Scauro nel 115 a.C., dopo che nel 187 a.C. il Console Emilio Lepido aveva fatto costruire la via Emilia.
Nel 1627 le pietre e i materiali del celebre ponte di Trebbia, diroccato per le ingiurie dei tempi servirono per la fabbricazione della chiesa a Piacenza dell’ordine dei Carmelitani Scalzi.
I resti del ponte di epoca romana esistevano ancora al tempo della costruzione attuale fatta erigere nel 1820 da Maria Luigia d’Austria.
Impressioni ed emozioni suscitate nel visitatore
Di fronte a questo edificio ci siamo stupiti per la bellezza dei suoi ornamenti architettonici: le lunette, i timpani e l’edicola.
Siamo rimasti ammirati e un po’ impressionati perché è un edificio antico, ricco di storia e di avvenimenti molto importanti per il nostro territorio.
Qualcuno di noi ha avuto paura che crollasse, perché la casa è in stato di abbandono.
A noi piacciono le case antiche e desidereremmo tanto che questo edificio fosse restaurato e non abbattuto proprio perché si trova vicino alla sponda destra del Trebbia , territorio che in collaborazione con Legambiente abbiamo adottato affinché venga risanato e adattato ad area verde vivibile da tutti come spazio giochi e passeggiate per bambini, nonni e genitori.
Per rendere più visibile questo nostro “sogno desiderio” è stato realizzato a scuola un plastico che è a disposizione di quanti vogliano vederlo.
Sarebbe veramente formidabile se fosse recuperata la Casa di Rocco, diventerebbe un piccolo gioiello antico ad uso culturale dei cittadini, per organizzare conferenze, concerti , tornei di scacchi etc.
Si potrebbe inoltre ripristinare un’antica usanza che abbiamo trovato nelle nostre ricerche storiche: già nel 1372 si ha notizia, dalla Cronaca del Ripalta, che la Domus Rochi era il punto di partenza di una corsa che “costumavasi fare in Piacenza il dì 4 luglio, giorno festivo di S. Antonino fuor Porta Stràlevata, sulla strada Romea, dalle Case di Rocco fino all’ospedale della Misericordia ect.”
Fonti di riferimento
Anton Domenico Rossi, Ristretto di Storia Patria ad uso dei Piacentini, TIP.LE.CO, Piacenza, 1993
Articoli dei quotidiani cittadini: “Libertà”, “La Voce”
Documenti dell’Archivio di Stato - Palazzo Farnese
Documenti del Catasto edilizio urbano